La validità della Dieta Mediterranea ha tra i suoi fondamenti il consumo dell’Olio extravergine di oliva. Ma sembra che questo canone fondamentale abbia perso un poco il suo seguito tant’è che il consumo del prezioso liquido è sceso di circa il 30% nella quota pro capite rispetto ad annate precedenti. Perché? Molti i fattori concorrenti: il prendere piede dell’idea (tutta pubblicitaria) che altre tipologie di olio siano più salutari, che vada consumato solo olio d’oliva nazionale che però non è abbastanza.
L’Italia produce 350.000 tonnellate d’olio ogni anno, mentre il consumo si aggira intorno alle 500.000 tonnellate e per di più ne esportiamo circa 400.000 tonnellate. I conti allora non tornano. E non tornano anche perché, paradosso tutto italiano, in regioni come la Calabria tonnellate di olio rimangono invendute, anche se vengono vendute ad un costo irrisorio rispetto alla qualità. Non solo. La regione più grande produttrice di olio di alta qualità è la Puglia, che oggi vede le sue piantagioni distrutte dalla Xylella, un batterio che attacca le piante di olivo e che ancora non si è riusciti a sconfiggere. Bisognerebbe eliminare le piante vecchie e malate e piantarne di nuove, ma questo non si fa perché, qualcuno ha deciso, che tagliare le piante sia lesivo per l’ambiente non tenendo conto che il conseguente rimpiazzo porterebbe benefici per l’ambiente e la produzione a livello nazionale.
Se la matematica condanna, allora meglio puntare sulla qualità. Questo è quanto è stato il risultato della fiera dell’olio d’oliva dell’Osservatorio sulla filiera giunta alla quarta edizione. Olio d’oliva di qualità ne abbiamo, e negli ultimi anni si sta diffondendo anche la cultura dell’olio d’oliva bio.
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Gli orientamenti del canone moderno
Il mercato dell’olio ha un valore orientativo di circa 1,3 miliardi di euro, con una diminuzione rispetto al 2017. Le previsioni per il 2019? Si prevede un aumento delle vendite di olio extravergine nazionale e di conseguenza un aumento dell’acquisto di prodotti similari.
La qualità al primo posto
Per fortuna vi è un settore di filiera e un’industria che ha ancora voglia di investire in qualità, al di là di annate negative. Massima attenzione al prodotto nazionale di qualità con particolare riferimento al Mediterraneo. In questa ottica la competenza e la riqualificazione, specie di coltivazioni autoctone, sono il volano per rilanciare un mercato di eccellenza. In primo piano un arricchimento di assortimenti di prodotti DOP e IGP che possano soddisfare i consumatori e possano far risalire le vendite. La tendenza sembra essere quella di orientarsi verso oli d’oliva di alta qualità e a monocoltivazione.