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Caffè: quale tipologia scegliere per il bene dell’ambiente

“Andiamo a prendere un caffè?" è una delle frasi più dette fra gli italiani. Secondo uno studio, infatti, oltre la metà ne beve almeno una tazzina ogni giorno. E cosa c’è di meglio di questo energizzante la mattina appena svegli, subito dopo pranzo o, perché no, in compagnia di un vecchio amico.

Negli anni, infatti, è diventata un’abitudine regolare consumare quotidianamente il caffè a casa o al bar, trasformando questa pratica in una vera tradizione.

Questo è stato possibile anche per merito delle evoluzioni che ci sono state nel tempo a riguardo della sua preparazione: dalla classica Moka siamo passati alle macchinette in capsule, fino alle soluzioni sostenibili di caffè cialde che al momento rappresentano una delle scelte più green grazie alla loro composizione completamente biodegradabile.

Oggi infatti è possibile sorseggiare un espresso di qualità anche all’interno delle abitazioni.

Ma proprio per l’ampia selezione che abbiamo a disposizione, talvolta può essere confusionario capire quale delle diverse opzioni può essere quella migliore per noi e per l’ambiente. Vediamo insieme le caratteristiche delle principali tipologie per comprendere qual è il caffè giusto in base alle esigenze.

 

Il lato sostenibile del caffè monodose

Seppur la classica Moka abbia mantenuto costante la sua autorevolezza e difficilmente esiste un italiano che non ne abbia almeno una, con il passare degli anni si è fatta spazio una tipologia che ha rivoluzionato il concetto di caffè a casa: quello monodose.

Le capsule e le cialde, infatti, hanno cambiato, e stanno ancora cambiando, la storia del caffè rendendo la sua preparazione più dinamica e rapida. Ma cosa le differenzia?

Le prime sono piccoli contenitori di alluminio, in plastica o formati da più componenti, chiusi ermeticamente per preservare il gusto e proteggerlo dall’umidità.

Anche se a primo impatto le capsule possono sembrare una scelta poco ecologica, in realtà per eliminarle nel rispetto dell’ambiente basta separare i materiali e gettarle negli appositi contenitori, anziché intere nell’indifferenziato.

Le cialde, al contrario, racchiudono il caffè macinato in due strati di carta filtrante che ne permette lo smaltimento organico e la conseguente trasformazione in compost, un fertilizzante naturale ricco di sostanze nutritive utili al terreno.

In entrambe le scelte, dunque, c’è sempre maggior attenzione alla sostenibilità e tutto si riassume nella corretta modalità con cui vengono gettate nei rifiuti.

Per quanto riguarda il sapore, invece, non ci sono particolari differenze, il risultato finale dipenderà dalla qualità della miscela.

 

Curiosità: l’evoluzione della tradizione del “buon caffè”

La storia del caffè è un affascinante viaggio fra storia e leggenda, che arriva fino ai giorni nostri. Ma come nasce questa tradizione?

Secondo il racconto più accreditato, la sua origine risale al IX secolo nell’attuale Etiopia, dove le bacche raccolte cominciarono ad essere esportate in tutta la penisola araba che aveva il suo centro commerciale nella città di Mokka.

La conservazione e il patrimonio di queste restarono di proprietà araba fino al 1600 quando alcuni commercianti olandesi riuscirono a portare qualche pianta in Europa, ma fu solo nel secolo successivo che iniziarono a diffondersi veri spazi della cultura dedicati al caffè.

Erano principalmente luoghi di dibattiti politici, frequentati da uomini colti che si davano appuntamento per discutere e bere questa bevanda innovativa: sono quelli che poi verranno denominati circoli letterari.

Questi spazi sono il primo passo di quella che diventerà l’abitudine di associare oggi il caffè al bar, al ritrovo, allo scambio conviviale di idee fra amici, fino al simbolo di un appuntamento romantico.

Si dovrà comunque aspettare il 1800 per vedere il caffè nelle case del popolo e assistere al successo che lo ha portato fino ai giorni nostri.